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Le api e il riscaldamento globale

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Sappiamo già quanto le api siano essenziali alla sopravvivenza dell’essere umano, di tutte le specie viventi e dell’intero pianeta. Queste, però, non se la passano proprio bene. A minacciarle vi sono pesticidi, malattie, perdite degli habitat e il riscaldamento globale.

Tra tutti i problemi, grandi e piccoli, che l’umanità e il pianeta Terra sta attraversando in questi decenni, la moria delle api è uno di quelli che maggiormente minano la nostra sopravvivenza. Dovremmo davvero fare molta attenzione a questo piccolo e prezioso insetto. Senza di esso l’uomo è destinato a una veloce estinzione.

“Se le api scomparissero dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

Diamo qualche numero

Moria delle api

Se le grida di aiuto e i campanelli d’allarme lanciati da esperti e associazioni non sono abbastanza, forse, un’occhiata a quelli che sono i numeri di questa moria, potrebbero essere sufficienti per farci tremare dalla paura.

Iniziamo con il dire quanto importanti siano le api. Il loro lavoro di impollinazione è essenziale per il pianeta. 87 delle principali 115 coltivazioni mondiali e il 35% della produzione globale di cibo dipende proprio dalle api.

Negli ultimi 5 anni, dal 2014 in poi, nel mondo, abbiamo perso 10 milioni di alveari. Una moria silenziosa alla quale abbiamo dovuto assistere inermi. Solamente in Italia ogni anno 200 mila alveari si svuotano senza che nessuno ne sappia nulla.

Tutti gli esperti si stanno mobilitando per capire la ragione del dimezzamento della popolazione delle api. Nel frattempo queste continuano a morire e a sparire, nel silenzio assoluto. Quel che è certo è che tra le motivazioni principali di tale moria vi è il riscaldamento globale. Il quale interviene in almeno tre modi.

La perdita degli habitat

Tra le principali conseguenze del riscaldamento globale vi è la perdita degli habitat naturali, tragedia che sta affliggendo moltissime altre specie animali.

A differenza di altri insetti, come le farfalle, le quali sono riuscite a cambiare le loro abitudini molto più velocemente, adattandosi ai cambiamenti climatici, le api non riescono a tenere il passo. L’innalzamento delle temperature ha svuotato gli alveari più meridionali, spingendo api, bombi e altri impollinatori, verso nord. Diversamente, gli esemplari che si trovano più a nord sono rimasti dov’erano. Come conseguenza di ciò il loro areale si è ridotto drasticamente, di circa 300 km per i territori dell’Europa e dell’America Settentrionale.

Le stagioni

Non ci sono più le mezze stagioni di una volta. Talvolta le frasi fatte non discostano poi molto dalla realtà. Il riscaldamento globale fa slittare le stagioni, spostando la fioritura qualche volta anticipandola altre volte posticipandola. Uno sbalzo anche solo di pochi giorni è sufficiente a sconvolgere l’esistenza delle api. Molte volte, l’innalzamento delle temperature porta a una fioritura anticipata. Mentre il mondo si colora delle mille sfumature floreali le api non sono ancora pronte ad affrontare il loro estenuante lavoro da impollinatori.

Ciò le rende più vulnerabili, mina la loro capacità riproduttiva e le indebolisce, esponendole a malattie e parassiti.

Le malattie

Tra le malattie più diffuse e pericolose per le api vi sono quelle derivanti da due parassita, l’acaro Varroa destructor e l’Aethina tumida, e quella portata dal fungo Nosema Cerenae. Tutti e tre hanno portato alla scomparsa di interi alveari ed tutti proliferano con le alte temperature.

L’attuale fase di cambiamento climatico denota un progressivo riscaldamento su scala globale, particolarmente accelerato negli ultimi 20 anni, che sta influenzando i sistemi biologici terrestri, in particolare l’anticipo degli eventi primaverili, tra i quali la fioritura. Il cambiamento climatico è quindi protagonista nella genesi del fenomeno della moria delle api. Il restringimento della stagione invernale ha innescato, per riflesso, un probabile allungarsi della finestra di attività delle api, ipotizzabile in 20-30 giorni di lavoro in più l’anno. Ciò sarebbe uno stress aggiuntivo per le api e comprometterebbe la loro salute. Lo stesso sincronismo tra la fase della fioritura e la ripresa delle attività di volo delle api dopo l’inverno potrebbe aver subito importanti sfasature”, spiega il professor Solimene, direttore del centro di ricerche di bioclimatologia.

Siamo sull’orlo di quella che potrebbe essere la crisi più grave che la razza umana si troverà ad affrontare. Le api sono essenziali per la sopravvivenza della specie umana, dovremmo averne maggiore cura.


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