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Il mistero delle tartarughe Caretta Caretta decapitate

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Abbiamo già parlato delle tartarughe Caretta Caretta, popolazione di testuggini d’acqua che popola il Mare Nostrum. La loro esistenza è a rischio, per colpa delle troppe vittime di plastica, della riduzione dell’habitat, della mancanza di spiagge libere dove deporre le uova in sicurezza e delle reti dei pescatori. Proprio quest’ultimi sono stati al centro dello scandalo di cui si è parlato nelle ultime settimane: alcune tartarughe trovate decapitate. Inizialmente si era data la colpa proprio a un macabro rituale dei pescatori del barese, successivamente discolpati. Rimane quindi il mistero, ma ecco la storia.

I ritrovamenti

Tartarughe caretta caretta
Tartarughe caretta caretta

L’allarme è stato lanciato via social dal WWF il 18 Febbraio scorso. “In Puglia è emergenza tartarughe! Sale a cinque il numero delle tartarughe trovate decapitate sul litorale pugliese tra Bari e Trani. WWF Italia chiede di individuare subito i responsabili e fermare il massacro”.

L’esistenza delle tartarughe Caretta Caretta è sempre più in bilico su un filo. La specie a rischio estinzione richiama l’attenzione di volontari esperti e non esperti che da tutta Italia accorrono in loro aiuto. Abbiamo già visto ridursi drasticamente la specie negli ultimi decenni e quando una si intravede una speranza, le tartarughe tornano a deporre le uova su vecchie spiagge, ecco un nuovo pericolo a minacciarle.

Cinque sono gli esemplari ritrovati sul litorale, tutti decapitati, tutti senza un perché.

La teoria del macabro rituale

Tartarughe caretta caretta
Tartarughe caretta caretta

Subito il dito è stato puntato contro i pescatori del nord barese. Quella che si sono trovati davanti i volontari, infatti, sembra proprio la scena di un macabro rituale.

Rituale che, in effetti, esisterebbe da tempo nel territorio pugliese, ma che si riteneva ormai in disuso, a ventunesimo secolo inoltrato.

Quando trovi una tartaruga nella rete, avrai sfortuna e un pescato ridotto. Se invece l’ammazzi, sarà proficuo”, recita così l’insensata superstizione che ci sarebbe alla base delle decapitazioni. Oppure no? Ci sono opinioni contrastanti. Non volendo ovviamente fare di tutta l’erba un fascio, dato che sono in moltissimi i pescatori che collaborano con le associazioni e che quotidianamente portano in salvo le tartarughe finite accidentalmente in rete. I pescatori si dichiarano a gran voce innocenti e c’è chi li sostiene e chi no.

L’aiuto dei pescatori

Sono in moltissimi, come detto, i pescatori che collaborano con il WWF e le altre associazioni. 900 circa sono invece gli esemplari di Caretta Caretta soccorsi e curati all’anno nei centri del Sud Italia.

Alessandro Lucchetti, del progetto TartaLife, ha raccontato come, appunto, essenziale sia stato il contributo dei pescatori. Palpabile è lo scetticismo riguardo cui proprio essi sarebbero i responsabili della strage. “Se realmente la causa della morte delle cinque tartarughe decapitate recuperate in Puglia è attribuibile a riti scaramantici effettuati dai pescatori, dobbiamo mettere in chiaro che questi vandali nulla hanno a che fare con la maggioranza dei pescatori che, al contrario, verso il mare e le sue creature, nutrono grande rispetto e attenzione. Grazie ad essi la mortalità delle tartarughe accidentalmente catturate è diminuita notevolmente”.

Incidente o rituale

C’è chi sostiene che è evidente che le teste siano state rimosse con un coltello e chi invece grida a gran voce che non vi sono prove in merito.

Salvemini avvalora la tesi del coltello: “La prima tartaruga decapitata è stata rinvenuta a Dicembre 2018 tra Palese e Santo Spirito e non diedi peso alla cosa ritenendola un caso. Poi però ne è stata rinvenuta un’altra a Giovinazzo all’inizio di Gennaio, e infine tre all’inizio di Febbraio, dopo il maestrale, una a Matinelle, una a Bisceglie e una a San Giorgio, tutte senza testa, ed è evidente l’incisione del coltello che ha rimosso la testa”.

Gli esperti discolpano i pescatori

Tartarughe caretta caretta
Tartarughe caretta caretta

Di altro avviso è Giovanni Furii, responsabile del Centro di Recupero Tartarughe Marine di Torre Guaceto. “Può succedere che una tartaruga in mare perda la testa per effetto della decomposizione, o per impatto con scoglio, o per altri motivi. Per poter affermare che sia stato un gesto intenzionale occorre come minimo un esame autoptico”. E in merito ai pescatori continua: “Possono accadere gesti di violenza per stizza, perché una tartaruga presa nella rete ha mangiato il pescato, ma da quanto sappiamo l’uccisione intenzionale non è frequente”.

Anche Olimpia Lai, veterinaria dell’Università di Bari, non ritiene possibile l’ipotesi del rituale: “Decapitare una tartaruga viva non è semplice. Si tratta di animali dotati di una forza considerevole, con buoni mezzi di difesa come becco e artigli sulle pinne anteriori e gli esemplari adulti sanno come difendersi. Già per un esemplare subadulto di 40-50 kg occorrerebbe una squadra di tre persone che si coordinano per tenerla ferma e tagliarle la testa con un coltello e anche così nessun taglio da sgozzamento avrebbe la precisione chirurgica di recidere la trachea perfettamente a filo degli anelli tracheali, visto che l’animale minimo si dibatte”.

Qualsiasi sia la causa resta un mistero, speriamo solo che i ritrovamenti siano finiti qui.


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