giovedì, Marzo 28LEGA DEL CANE - SEZIONE DI CARBONIA
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Gatti e leggende

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I gatti sono da sempre un animale misterioso ed affascinante, contornato da miti e leggende che lo hanno reso celebre nel tempo. Sia che lo si associa alle tenebre che alla luce, il gatto sembra provenire da un’altra dimensione, perso in un mondo che lui solo può vedere. Schivo ed indipendente, ma al contempo affettuoso e bellissimo, il gatto, fedele compagno di streghe e faraoni, ha fatto parlare di sé sin dagli albori della storia umana. Le leggende che lo hanno accompagnato nel tempo sussistono ancora oggi. Eccone alcune tra le più curiose.

L’arca di Noè

Un’antica leggenda racconta che sull’arca di Noè vi erano troppi topi, così Noè chiese aiuto a Dio. La sua preghiera fu accolta ed il leone starnutì. Dallo starnuto del leone vennero fuori due gatti che riuscirono a riportare l’equilibrio sull’arca.

Il gatto di Maometto

Si raccontava che il profeta Maometto avesse una gatta, grigia, di nome Muezza. Un giorno, mentre Muezza dormiva acciambellata sulle gambe del padrone, arrivò il momento della preghiera. Maometto per non svegliarla taglio un lembo della sua veste e la lasciò dormire. Muezza per ringraziarlo gli fece le fusa e Maometto le carezzò la schiena. Tre carezze per la precisione, che colorarono il manto di Muezza con sottili strisce marroni e nere, sullo sfondo grigio. Da lì nacque il manto color Tabby dell’antico gatto africano. Inoltre il profeta era profondamente affezionato al suo amico a quattro zampe, tanto da concedergli il dono di atterrare sulle zampe da qualsiasi altezza esso cada, le famose sette vite ed un posto in Paradiso assieme agli esseri umani.

La statuina giapponese

Chi sa come nasce la statua Maneki Neku giapponese, che ritrae un gattino che con la zampina accoglie gli ospiti in casa? La leggenda racconta che una signora che viveva a Tokyo era così povera che un giorno fu costretta addirittura a vendere il proprio gatto. Quella stessa notte il micio le venne in sogno e le consigliò di iniziare a costruire statuine a forma di gatto, proprio le Maneki Neku. La signora iniziò a costruire e vendere le statue e nel giro di poco tempo divenne ricca.

Il salice piangente

Secondo una leggenda polacca il salice piangente un tempo non aveva i propri rami rivolti verso il basso, ma successe un giorno in un tragico episodio. Sulla sponda di un fiume, sotto le fronde del salice, una gatta miagolava e piangeva disperatamente, perché aveva perduto i propri cuccioli nelle acque del fiume. Il salice colse la disperazione e venne in aiuto della gatta, allungando i propri rami fino a sfiorare le acque del fiume, cosicché i mici potessero essere tratti in salvo.

Il gatto ed il diavolo

In molti ritengono il gatto una creatura delle tenebre, addirittura senza un anima. Stessa convinzione aveva il vescovo di un paesino del Friuli Venezia Giulia, Cividale, che strinse un patto con il diavolo. Il patto prevedeva che il diavolo aiutasse gli abitanti del paese a costruire un ponte e che questi si sarebbe preso l’anima del primo essere che avrebbe attraversato il ponte. Ma ad attraversare il ponte fu un gatto nero, creatura delle tenebre secondo la leggenda.

Il gatto ed il buddismo

Alcuni fedeli buddisti ritengono che ogni animale vada salvato ed aiutato, tranne il gatto. Perché non il gatto? Perché all’ingresso di Buddha nel Nirvana, furono invitati diversi animali, tra cui anche il gatto, ma questi si addormentò e fece tardi alla cerimonia.

Sette o nove vite

Prima abbiamo detto che Maometto donò ai gatti sette vite, ma in molti ritengono che di vite ne abbiamo nove. Quante vite hanno i gatti sette o nove? Dipende dal posto in cui ci troviamo, in Italia, Germania, Grecia, in molti paesi arabi, ecc, i gatti hanno sette vite. Mentre nei paesi anglosassoni, Russia, Africa, ecc ne hanno nove. Maometto donò sette vite ai gatti, ma secondo gli Antichi Egizi le vite erano nove. Il gatto aveva le stesse nove vite che incarnava il Dio Ra. “Io sono uno che divide due, Io sono due che divide quattro, Io sono quattro che divide otto, Io sono uno in più ancora”.


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